4 misioneros de la Consolata
P. Henry Taborda (Párroco)
P. Sergio Almeida
P. Salvador Mura
P. Pepe Svanera
2 Misioneras laicas de la Consolata
Margarita Restrepo
Julia Cadena
lunes, 29 de octubre de 2007
lunes, 23 de julio de 2007
Saluti estivi
Carissimi Amici di Marialabaja,
un cordiale e caloroso saluto da questa bellissima terra e dalla sua gente.
Penso proprio che adesso abbiamo in comune anche il caldo perche’ qui l’estate dura 365 giorni all’anno ma mi assicurano che anche in Italia non scherza.
Vi auguro comunque di godere la “bella stagione” e le “meritate vacanze” e se a qualcuno venisse in mente di passare da queste parti ci farebbe naturalmente piacere.
In questi giorni e’ stato tra noi Pierluigi, un amico marchigiano, che ci ha visitato per la seconda volta e che ha seguito, a nome anche dell’Associazione Aloe, il piccolo ma significativo progetto agricolo e agroindustriale della parrocchia.
Non ha avuto la fortuna di partecipare nell’avvio del molino per la pulitura del riso ma finalmente mercoledi’ 11 luglio abbiamo potuto mettere queste macchine a disposizione dei contadini della regione.
E’ stata per noi e per loro “festa grande” soprattutto perche’ siamo riusciti a superare una quantita’ di problemi incredibili per chi vede le cose da fuori ma reali per chi prende iniziative del genere da queste parti.
Comunque sia anche questa e’ andata in porto e adesso bisogna pensare di rafforzare l’organizzazione contadina e ampliare il progetto soprattutto favorendo il trasporto dei prodotti con un camion dalla campagna al nostro centro e quindi al mercato. Sognare non costa niente e fa bene alla salute…
La novita’ comunque piu’ grande e gradita per noi in questo periodo e’ stato il “ritorno” del P. Salvatore Mura nella nostra parrocchia questa volta come semplice viceparroco.
Il P. Salvatore, sardo di Cagliari, e’ un personaggio da queste parti perche’, salvo alcuni anni in Italia, ha quasi completato 50 anni in Colombia e ha lavorato prima per 5 anni nella parrocchia di Pasacaballo vicino a Cartagena e poi come parroco di Marialabaja per altri 5 anni. Gli e’ toccato il periodo di maggiore violenza in questa terra e si e’ guadagnato la stima e l’affetto della nostra gente che ha trovato in lui un vero pastore nei momenti piu’ difficili.
A lui si deve tra l’altro l’avvio delle “scuolette” che adesso sono una gran bella realta’ in favore dei bambini piu’ poveri e delle loro famiglie come pure la compra di terra per le casette degli sfollati e di un terreno che stiamo adeguando per realizzare la “cittadella sportiva” per i tanti giovani del nostro territorio.
Le iniziative non mancano. C’e’ entusiamo e partecipazione. Anche se le risorse sono scarse si spera di prestare un buon servizio a queste comunita’ afrocolombiane con una lunga storia di schiavitu’ nel passato e tanta violenza recente.
Soprattutto si cerca di coinvolgere la nostra gente in un progetto di costruzione della comunita’ alla luce del Vangelo, mantenendo i valori tradizionali e assicurando una vita degna dei figli di Dio con una minima sicurezza alimentare nel rispetto dell’ambiente.
Purtroppo le politiche dello Stato e delle diverse Amministrazioni locali non favoriscono questo processo e le difficoltá’ non mancano.
Torneremo a suo tempo su questo argomento.
Per adesso non voglio rovinarvi le vacanze!
Vi auguro invece tante giornate felici con le vostre famiglie e gli amici.
Che possiate godere la calda estate al mare ai monti o in casa ringraziando pero’ sempre e dovunque il Dio della vita che ogni giorno ci permette di godere la sua creazione.
Un cordiale saluto e i migliori auguri,
p. beppe
sábado, 5 de mayo de 2007
Il progetto
Nel 2001 i Missionari della Consolata hanno avviato un progetto rivolto alla prima infanzia di Marialabaja. Con l’aiuto degli animatori di diverse comunità della parrocchia hanno aperto due piccole scuole di quartiere, chiamate appunto “scuolette comunitarie”. Successivamente, grazie anche all’aiuto di “aiutare i bambini”, è stato possibile allestire un altro spazio in un settore periferico di Marialabaja. Oggi le 3 scuolette di “Santa Rosa da Lima”, “San Martin de Porres” e “La Consolata” accolgono 225 bambini da 2 a 5 anni. Nelle scuolette (che per l’età dei bambini dovrebbero chiamarsi asili, ma sono organizzate come scuole vere e proprie) le attività iniziano ogni anno a febbraio e proseguono fino a fine novembre. I bambini sono organizzati su due turni (mattina o pomeriggio, intervallati dal pranzo), dal lunedì fino al venerdì. La didattica offerta ai bambini è da un lato finalizzata a favorirne la crescita, e dall’altro a prepararli alla scuola primaria. Oltre a giocare, i bambini imparano l’igiene, le lettere, i numeri, a disegnare, a rispettarsi, a conoscere la natura, le tradizioni afro, il ballo e la musica, l’educazione e il comportamento. Nelle scuole elementari e medie che li hanno ospitati successivamente è stata sempre molto apprezzata la loro preparazione. Le scuolette offrono ai bambini anche la divisa (pantaloncini, camicia, calze e scarpe), che è molto importante perchè toglie una grossa spesa alle famiglie. Fondamentale è anche l’aspetto sanitario e il ruolo di un medico volontario che presta servizio regolarmente nelle scuolette.
Il Progetto qui presentato è stato formulato per venire incontro alla necessità urgente di dotare le tre scuolette della rispettiva cucina e parco-giochi. Le tre cucine sono necessarie per assicurare un migliore servizio per l’alimentazione dei bimbi che consumano il pasto a mezzogiorno nell’ambiente delle scuolette. Fino a ora si è dovuta realizzare la preparazione del cibo in case di privati, non sempre rispettando le necessarie condizioni igieniche. Spesso ci sono state difficoltà per il trasporto degli alimenti per la quasi impraticabilità delle strade nei settori dove sono ubicate le scuolette. I parchi-gioco invece consentiranno di arricchire le attività scolastiche dei bimbi con giochi e divertimenti sani e all’aria libera. I giochi naturalmente serviranno anche per gli altri bambini del quartiere dove per adesso non esiste assolutamente niente se non la strada.
L’intervento di “aiutare i bambini”
Dopo averne favorito l’avvio, “aiutare i bambini” sostiene dal 2003 alcune delle spese della scuoletta “Santa Rosa da Lima” attraverso un progetto di adozione a distanza di gruppo. I Missionari della Consolata (all’interno della Parrocchia di Marialabaja), coprono sia pur a fatica con donazioni di amici e sostenitori le spese degli altri due asili. La sistemazione degli spazi all’interno delle tre strutture per ricavarne una cucina e allestire all’esterno tre piccoli parchi gioco ha dei costi molto limitati (10.800 euro in totale), ma tuttavia superiori alle capacità delle famiglie e della parrocchia. Per questa ragione P. Svanera chiede ad “aiutare i bambini” un contributo per comprare i materiali, per adattare le infrastrutture e per allestire le cucine. La parrocchia e i genitori volontari offriranno il loro lavoro e contribuiranno anche alla costruzione e all’acquisto dei giochi esterni. “Aiutare i bambini” delibera un contributo di 7.800 euro per l’allestimento di tre cucine e di tre campi gioco. La parrocchia contribuirà con 2.200 euro.
Controllo e valutazione del progetto
Il progetto prevede tempi di realizzazione di pochi mesi, e verrà monitorato attraverso relazioni periodiche, fotografie e un rendiconto finanziario. Se le condizioni di sicurezza dovessero permetterlo, verranno anche inviati volontari di “aiutare i bambini”.
Contesto
Da quasi quarant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo,paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra. I due principali gruppi ribelli sono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). Dall'altro lato è schierato l'esercito che appoggia le Autodifese Unite della Colombia (AUC), milizie paramilitari responsabili di razzie e massacri di campesinos. All'origine di questo conflitto, praticamente l'ultimo in una America Latina quasi del tutto pacificata, vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione. La matrice ideologica del conflitto si è progressivamente perduta, e la gestione dei proventi del narcotraffico e dei sequestri rappresenta oggi l’ultimo vero ostacolo verso la conclusione delle ostilità.
I dati del conflitto sono drammatici: oltre 300.000 morti (ogni anno), due milioni di sfollati, più di 70.000
mine antiuomo, una media di sequestri di circa 3000 rapimenti l’anno per finanziare i diversi gruppi armati. Bambini e giovani sono le principali vittime del conflitto armato. Oltre ai bambini uccisi nel corso delle operazioni belliche, centinaia sono quelli morti o mutilati per le mine, per non parlare dei bambini (e bambine) soldato: inquadrati nei vari gruppi armati, sottoposti al rigore della vita militare, soggetti a violenza sessuale e ad abusi di ogni genere. Nonostante i tentativi di aprire tavoli di confronto e l’avvio di programmi di smilitarizzazione microregionale, l’economia del paese è in ginocchio: un quinto della popolazione è senza lavoro, il 20% vive con meno di un dollaro al giorno mentre i profitti del commercio di cocaina sono elevatissimi.
La regione costiera del Bolivar ha come capitale la città di Cartagena da Indias. Con quasi un milione di abitanti, Cartagena funge da catalizzatore per migliaia di persone (i desplazados) che fuggono dalla terribile guerra civile. Gruppi guerriglieri, paramilitari, esercito, narcotraffico e delinquenza comune rendono impossibile vivere nelle zone dell’interno, e rifugiarsi verso la capitale o le città della costa è spesso l’unica possibilità rimasta per molte famiglie. Nel Bolivar oltre il 57% della popolazione vive sotto il livello di povertà.
Il progetto si sviluppa nel paese di Marialabaja, un insediamento in cui convivono ricchezza ed estrema povertà ad un'ora da Cartagena. E’ un settore rurale dell’interno con una popolazione di circa trentamila abitanti nel centro più ulteriori 40 mila nei paesini del municipio in gran parte dediti all’agricoltura. Non esiste nessun tipo di industria tranne un oleificio per la palma africana, installato quest’anno, per trasformare il prodotto delle coltivazioni aggiunte recentemente. Il territorio è quasi totalmente piano meno una parte collinosa verso i “Monti di Maria”, zona selvaggia teatro in questi ultimi anni di sanguinosi scontri e di grande violenza.
La politica è sfacciatamente clientelare e l’amministrazione pubblica non è in grado di rispondere alle necessità della comunità. La corruzione è evidente e generalizzata. I servizi sono molto carenti, le strade fangose, piene di baracche provvisorie. L’acqua non è potabile e per questo motivo i bambini soffrono di ogni genere di infezioni intestinali, di malattie respiratorie e di denutrizione. I genitori si spostano spesso alla ricerca di lavoro e i bambini crescono soli, senza adulti di riferimento. Il tasso di partecipazione scolare è spesso inferiore al 50 % (la copertura è buona, la qualità lascia molto a desiderare). Molti non possono frequentare le scuole perché non hanno i soldi per acquistare i libri e l’uniforme, altri la frequentano solo per brevi periodi, quando non seguono gli spostamenti familiari.
Da quasi quarant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo,paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra. I due principali gruppi ribelli sono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). Dall'altro lato è schierato l'esercito che appoggia le Autodifese Unite della Colombia (AUC), milizie paramilitari responsabili di razzie e massacri di campesinos. All'origine di questo conflitto, praticamente l'ultimo in una America Latina quasi del tutto pacificata, vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione. La matrice ideologica del conflitto si è progressivamente perduta, e la gestione dei proventi del narcotraffico e dei sequestri rappresenta oggi l’ultimo vero ostacolo verso la conclusione delle ostilità.
I dati del conflitto sono drammatici: oltre 300.000 morti (ogni anno), due milioni di sfollati, più di 70.000
mine antiuomo, una media di sequestri di circa 3000 rapimenti l’anno per finanziare i diversi gruppi armati. Bambini e giovani sono le principali vittime del conflitto armato. Oltre ai bambini uccisi nel corso delle operazioni belliche, centinaia sono quelli morti o mutilati per le mine, per non parlare dei bambini (e bambine) soldato: inquadrati nei vari gruppi armati, sottoposti al rigore della vita militare, soggetti a violenza sessuale e ad abusi di ogni genere. Nonostante i tentativi di aprire tavoli di confronto e l’avvio di programmi di smilitarizzazione microregionale, l’economia del paese è in ginocchio: un quinto della popolazione è senza lavoro, il 20% vive con meno di un dollaro al giorno mentre i profitti del commercio di cocaina sono elevatissimi.
La regione costiera del Bolivar ha come capitale la città di Cartagena da Indias. Con quasi un milione di abitanti, Cartagena funge da catalizzatore per migliaia di persone (i desplazados) che fuggono dalla terribile guerra civile. Gruppi guerriglieri, paramilitari, esercito, narcotraffico e delinquenza comune rendono impossibile vivere nelle zone dell’interno, e rifugiarsi verso la capitale o le città della costa è spesso l’unica possibilità rimasta per molte famiglie. Nel Bolivar oltre il 57% della popolazione vive sotto il livello di povertà.
Il progetto si sviluppa nel paese di Marialabaja, un insediamento in cui convivono ricchezza ed estrema povertà ad un'ora da Cartagena. E’ un settore rurale dell’interno con una popolazione di circa trentamila abitanti nel centro più ulteriori 40 mila nei paesini del municipio in gran parte dediti all’agricoltura. Non esiste nessun tipo di industria tranne un oleificio per la palma africana, installato quest’anno, per trasformare il prodotto delle coltivazioni aggiunte recentemente. Il territorio è quasi totalmente piano meno una parte collinosa verso i “Monti di Maria”, zona selvaggia teatro in questi ultimi anni di sanguinosi scontri e di grande violenza.
La politica è sfacciatamente clientelare e l’amministrazione pubblica non è in grado di rispondere alle necessità della comunità. La corruzione è evidente e generalizzata. I servizi sono molto carenti, le strade fangose, piene di baracche provvisorie. L’acqua non è potabile e per questo motivo i bambini soffrono di ogni genere di infezioni intestinali, di malattie respiratorie e di denutrizione. I genitori si spostano spesso alla ricerca di lavoro e i bambini crescono soli, senza adulti di riferimento. Il tasso di partecipazione scolare è spesso inferiore al 50 % (la copertura è buona, la qualità lascia molto a desiderare). Molti non possono frequentare le scuole perché non hanno i soldi per acquistare i libri e l’uniforme, altri la frequentano solo per brevi periodi, quando non seguono gli spostamenti familiari.
miércoles, 2 de mayo de 2007

DIAGNOSTICO DE LA REALIDAD DE MARIA LA BAJA
El municipio de Marialabaja tiene una extensión de 650 km2; ubicado a 70 Km. al sur (via Medellín) de la ciudad de Cartagena de Indias Capital del departamento de Bolívar, en la costa norte de Colombia.
La población de Marialabaja está calculada en 60.000 habitantes repartidos entre la cabecera municipal, 11 corregimientos y 26 comunidades y caseríos rurales. Esta es una población en su mayoría (98%) negra Afrocolombiana del Caribe, también reconocidos como “costeños”. Tenemos población indígena (1%) dispersos por los corregimientos y población mestiza venidos del interior (1%).
En los últimos 3 o 4 años por motivos de desplazamiento algunas de las comunidades han sido obligadas a instalarse en el casco urbano de Marialabaja. Ej. Manpujan, Playón La pista (venidos de la Bonga Palenque) y otras veredas que han desaparecido.
ECONOMICO
A pesar de las riquezas naturales de nuestro municipio: tierras fértiles en donde se dan productos como Platano, Yuca, Ñame, Arroz, Maíz y palma africana entre otros; frutales como Mango en todas sus variedades, guayaba, banano, papaya, coco, tamarindo, etc. De tener un gran potencial hídrico, pescado y bio-diversidad. Un 80% de la población vive en condiciones de pobreza generalizada.
Los grandes propietarios de las tierras las utilizan sobre todo para la cría de ganado ocupando grandes extensiones con muy poca mano de obra.
Los campesinos poseedores de pequeñas parcelas carecen de suficientes recursos económicos y de capacitación técnica para sacar mayor beneficio de ellas. Los campesinos logran sacar sus productos hacia Cartagena pero no sin dificultades para su comercialización pues los intermediarios pagan a precios irrisorios los productos y estos ganan el doble o triple sin haberlos cultivado. Unido a esto están las distancias y la precariedad de las vías carreteables que en la época de lluvias en esta parte del país dura hasta 6 meses.
Muchos viven del “jornaleo” trabajar por días en las fincas. (cada jornal lo pagan a 7.000 y 10.000 pesos).
La población ribereña de las ciénagas sobrevive de la pesca artesanal, pescan para el consumo diario de la familia y el restante es vendido a precios muy bajos.
El comercio como graneros y almacenes en su mayoría lo manejan los “mestizos” también conocidos como cachacos ( porqué?) por la manera como estos trabajan, cultura del comercio y organización, por otra parte para los habitantes nativos de Marialabaja el concepto de gran familia y generosidad para con todos sus miembros hace imposible hacer rentable cualquier negocio. (Aquí se da el fenómeno que la familia vive del sueldo o salario de un solo miembro o de aquella persona que haya sobresalido económicamente dentro de ella).
El desempleo es un generador grande de pobreza lo mismo que la injusta distribución de los bienes y recursos. La gente (sobre todo las mujeres) ha tenido que salir en busca de oportunidades de trabajo y de bienestar hacia Cartagena, Bogotá y Caracas Venezuela preferiblemente. Desde allí envían lo que pueden a sus familias.
La mentalidad de vivir con lo del día es bastante común (Ej. un poquito de arroz, de aceite, unos pescados... pequeñas cantidades para cada día) comprar un mercado para una semana parece extraño a esta cultura.
La región ha tenido algunos proyectos de desarrollo socio económico o propuestas de cooperativismo sin embargo debido a la corrupción, mala administración y dependencia, acostumbrados a “recibir”, no han tenido mucho éxito.
Existen dos cooperativas de pescadores que se mantienen y está surgiendo la de Palma africana. Los jóvenes por su parte tienen gran inquietud y ganas de capacitarse, crear cooperativas y proyectos alternativos, este pedido está siendo gestionado por algunos organismos como Agritec y el Sena.
“La gran paradoja de nuestra realidad en el campo económico es que estamos sentados sobre una gran riqueza y sin embargo la pobreza se acrecienta cada vez más”.
POLITICO
Tradicionalmente esta zona ha sido dominada por la politiquería partidista (una fuerte influencia del partido liberal. En los comicios electorales este alcanza la mayoría ) y por sus gamonales o caciques que han manejado a su antojo todos los sectores administrativos y los bienes del municipio generando el deterioro del mismo.
La profunda corrupción político administrativa, el robo del erario publico y de las ayudas del estado para los mas necesitados, los puestos de trabajo ofrecidos por influencias politiqueras etc. Todo esto se deja ver hoy en el atraso y la precariedad de los servicios públicos del municipio. La prestación de los servicios públicos: El agua potable, la electricidad y el alcantarillado se puede calificar de catastrófica, esto lógicamente obedece al mal estado y pésima administración de los mismos. Afortunadamente Marialabaja es un municipio con una gran riqueza hídrica y se puede obtener el agua con una bomba manual, (el agua potable se encuentra a un metro bajo tierra)
La participación consciente y organizada de la población en la política administrativa del municipio es muy limitada. Algunas de sus raíces profundas las podemos encontrar en la historia de rechazo, marginación y dependencia. De ahí que pareciera que lo público o el bien común no interesa, no es mi - nuestra responsabilidad - es evidente el escaso interés por el bien de la colectividad. Podemos decir que este ha sido el terreno abonado en donde los politiqueros han sembrado todas las formas de corrupción que hoy tienen en crisis al municipio.
En general, la gente no vota por programas políticos sino por intereses particulares y por impulsos emocionales. Durante el periodo electoral impera el clientelismo, la compra de votos y la presión de los grupos violentos.
Aunque hay personas con conciencia critica, capacidad de liderazgo y sentido de pertenencia a su pueblo, hoy no existe un movimiento organizado del pueblo Afro que logre acomunar los anhelos de la gente. No tenemos esos lideres decididos que lleven adelante esta alternativa pero por otro lado no les resultaría nada fácil: enfrentar la corrupción generalizada de la maquinaria política y enfrentar los grupos violentos debido a la situación del conflicto político actual.
Gran parte del municipio está sometido al accionar de los grupos paramilitares o autodefensas, y la restante es territorio de la guerrilla. Los asesinatos selectivos desplazamientos forzosos, reclutamiento de jóvenes etc. El conflicto se ha agudizado y la gente no puede ni tiene como reaccionar, se vive bajo la zozobra, el temor y el terror. Para un visitante desapercibido que llega a Marialabaja por primera vez el ambiente de fiesta, música y trago le podría dar la impresión de que aquí no pasa nada sin embargo esto no es así, nuestra gente tiene una gran capacidad para exorcizar, anestesiar y olvidar el dolor, la pobreza y el temor.
La presencia del estado con la fuerza pública se reduce a dos cosas, una inspección de policía y los patrullajes de las tropas del ejercito por la carretera principal. Pero los asesinatos y atropellos a la población continúan y se suceden en la total impunidad, creemos que jamás se da una investigación o cosa parecida. Esto hace ver la incapacidad de la fuerza pública para ofrecer seguridad debida a la población.
SOCIAL
El tejido social tiene como base la familia, o mejor la “gran familia”, esta realidad de familia extensa permite la convivencia pacifica y el cuidado de los niños especialmente.
(El fenómeno del gaminismo no existe).
Todos están de alguna manera interrelacionados y el conocimiento de las personas resalta frente al anonimato en que vive la gente en las grandes ciudades.
Los valores de este pueblo y sus tradiciones han dependido de la herencia trasmitida en familia. Hoy aunque se conserva esta tradición familiar nuevos fenómenos sociales y la difícil realidad de pobreza y violencia social - política en que vivimos ha traído consigo el deterioro de los valores familiares.
La Madres cabeza de hogar que luchan prácticamente solas para sacar adelante su familia; La violencia familiar: mujeres y niños son las principales víctimas. El hombre que tiene hijos con varias mujeres y aunque algunos logran apoyar todos sus hijos la mayoría se queda sin el apoyo afectivo y económico de los Padres. La pobreza y marginación la sufren sobre todo las mujeres y los niños.
En el ambiente se percibe pasividad y fatalismo. “estar resignados a su suerte”, las soluciones a los problemas pareciera que tendrían que venir siempre de arriba! El paternalismo y la dependencia son fenómenos muy fuertes. Dado que históricamente no ha habido otro modelo y la educación, las Iglesias, el gobierno al contrario de acabar han fortalecido más este fenómeno. la gente es proclive al paternalismo y aprecia más lo que le regalan que lo que ella misma hace.
Sobre todo en las áreas rurales y a pesar de que muchas familias poseen su televisor o radio hay aislamiento respecto del acontecer socio político interno y en general desinformación respecto de la actualidad local, nacional e internacional.
Bajo nivel de instrucción escolar o analfabetismo. De 21.500 niños y jóvenes en edad de estudiar solo 9.500 tienen acceso a los planteles educativos. En algunas comunidades no hay escuela secundaria para continuar la labor iniciada en la primaria.
El fenómeno de la migración en busca de mejores oportunidades de trabajo o en busca de seguridad ante la violencia ha tenido sus consecuencias. la separación de los hijos de su Madre o Padre dejados al cuidado de las Abuelas o tías. La educación de estos niños se hace más difícil por razones obvias. En época de Semana Santa y Navidad la gente que vive en otras ciudades viene a hacer su visita y el ambiente es de alegría y fiesta constante. Para estas fechas la población de Marialabaja aumenta notoriamente.
La ciudad de Cartagena es el punto de referencia comercial y social, existe buena comunicación terrestre, servicio continuo de Bus Marialabaja Cartagena.
Aunque la población infantil y juvenil constituyen la mayoría de la población los sitios propicios para la recreación y el esparcimiento no existen. Ej. Polideportivos, teatros o parques... Los jóvenes corren el riesgo de caer en el consumo de licor y el embarazo de las muchachas a temprana edad, hay un ambiente permisivo que lo facilita.
La delincuencia común como asaltantes, ladrones, pandillas o fenómenos como la drogadicción... aunque no han sido problemáticas muy fuertes hoy debido a la presencia de las Autodefensas y su plan de limpieza social han desaparecido lo cual no quiere decir que no exista. Un considerable numero de jóvenes han comenzado ha enfilarse con las autodefensas.
Los profesionales de Marialabaja –la gran mayoría- trabajan fuera del municipio y los que se quedan están vinculados a la educación o a la política
RELIGIOSO
Existe una profunda religiosidad a partir de lo cotidiano, religiosidad aceptada sin mucha reflexión y sin una praxis consciente. Es en muchas ocasiones una religiosidad supersticiosa y animista.
La inmensa mayoría de la población ha sido bautizada, se puede considerar genéricamente católica pero la realidad es otra, la religión cristiana (Iglesia Católica) ligada a la historia de la esclavitud no es “de ellos” a este respecto se han hecho muchos estudios y existen diversas posiciones, pero lo que percibimos hoy - luego de que aquí se han hecho grandes esfuerzos por evangelizar desde la realidad y cambiar el modelo de Iglesia - es que aun la mayoría de la gente no siente la Iglesia como propia.
La gente asiste en gran numero a las “misas de difuntos” funerales, novenario, misa de mes y aniversarios. La religiosidad que se manifiesta por los difuntos, también llamada “culto a los muertos” es muy variada, este es también un espacio de encuentro, de compartir y juego – sobre todo entre los hombres- En un análisis se dice que estos momentos en la época de esclavitud eran espacios de resistencia y libertad y que también conservan características de sus antepasados Africanos.
La devoción a los santos y las distintas ad-vocaciones a la Virgen son fuertes. Durante la fiestas patronales en cada pueblo se vive un ambiente de fiesta y fandango. La procesión es el momento importante a nivel religioso pues se debe pasear el patrono o la patrona por todas las calles del pueblo, después de esto en la noche se vela al Santo (a) y se le baila -fandango- música tradicional de banda o papayera.
La manera como se celebra la semana santa refleja por un lado el ánimo de descanso, fiesta y derroche mezclado con lo religioso, procesiones, devociones etc. Por historia sabemos que esta era la semana en que los “patrones celebraban la semana religiosamente católica mientras que para la gente esta era una semana de libertad, tal vez la única en todo el año en donde podían celebrar su libertad”.
Llama la atención la no existencia de vocaciones religiosas o sacerdotales en esta zona, esto confirma el fenómeno del sentido de no pertenencia y lo lejos que estamos de la inculturación del evangelio y de la Iglesia.
En estos últimos años han aumentado el número de iglesias cristianas de distintas denominaciones lo mismo que las sectas. Tenemos los casos en que la gente se mueve entre la Iglesia católica y las demás iglesias o sectas sin mayores problemas. Lógicamente esto crea división y rechazo mutuo. pocos acercamientos se han hecho con estas Iglesias.
En lo religioso hay que tener en cuenta que estas comunidades vienen de una situación de esclavitud, que su cosmovisión ancestral corresponde a otros patrones culturales, que sus practicas en algunos casos son más cercanas como hemos dicho al animismo que al cristianismo en si, religión esta última ligada a los blancos esclavistas de la época.
Por esto tanto para la Iglesia católica como para las otras Iglesias no es fácil hacer un trabajo desde el punto de vista religioso. La inculturación sabemos que la hace el pueblo y no los agentes externos, por eso el camino a recorrer todavía es muy largo. Ha habido una presencia de evangelizadores que con mucho amor y dedicación han dado lo mejor de si y eso ha contribuido a los progresos que se tienen hoy sin embargo se ha creado una mentalidad y una práctica de Iglesia asistencialista.
En los últimos años a través de los grupos de oración con el estilo del movimiento carismático (espontáneo y festivo) se ha visto positivo el “salir” de ese esquema litúrgico monótono y rígido que no hace mucho sentido en esta cultura.
Los progresos a nivel de evangelización se han visto y podemos decir que hay mas identidad del ser Católico. Hay animadores (as) en las comunidades y estos a pesar del poco interés de la comunidad siguen firmes. Muchos han acompañado y siguen acompañando a otras comunidades como evangelizadores y son reconocidos por la gente.
CULTURA
Este es una reflexión hecha por el P. Lauro Negri (religioso Carmelita que ha trabajado entre los afro por mas de 25 años) que nos ofrece claves importantes para entender la cultura donde nos encontramos trabajando.
“Hacia un perfil del hombre afrocaribeño de la costa norte de Colombia”
“Os aliento a defender vuestra identidad, a ser conscientes de vuestros valores y hacerlos fructificar” (mensaje a los Afro americanos Juan Pablo II, 1992)
Partiendo de esta invitación del Santo Padre, intentamos trazar unos rasgos que caracterizan al ser afro caribeño, para iluminar, también desde la antropología, el esfuerzo por comprender nuestro pueblo y encontrar los cauces a través de los cuales podamos facilitar su encuentro con Jesucristo, único Señor y Salvador, y su autoconciencia de ser Iglesia viva.
El hombre de la región norte de Bolívar es el resultado de la mezcla de tres grandes razas: la indígena, la blanca y la africana. Se habla de raza cósmica o de “pueblo triétnico”.
Cada grupo, además, tiene sus características propias, y esta “atomización cultural” vuelve mas complejo hablar y actuar en cada grupo afro descendiente. Si a esto se le añade la diferencia entre campo y ciudad, el cuadro se vuelve más complejo aún, en el momento de pensar una pastoral que responda a estas realidades.
En el lenguaje común, todo lo que se dice de feo, de malo, de negativo, se le califica como “negro”: “aguas negras”, “me la vi negra”, “día negro”. Hasta el diablo se pinta de negro. Y a una persona de tez negra se le llama “moreno”, para no ofenderlo. Durante siglos de esclavitud, la presión ideológica sobre los negros traídos de Africa y esclavizados, viene minando paulatinamente su identidad, hasta negarla. Muchas otras expresiones manifiestan también esta autoconciencia de negación de las raíces afro, por ej. “enrrazar”, “lavar la sangre”, “blanquear”, “pelo malo y pelo bueno”, “alisarse el cabello” Etc.
El color negro entonces, está cargado de negatividad: “soy de color, pero no tanto así como negro”. “el palenquero” es considerado negro. Negro y pobre andan juntos. Existe por lo tanto un “negro blanco”, pues tiene plata “a pesar de ser negro”.
Más allá del debate si el costeño actual tiene identidad o menos, en la cosmovisión que se maneja en este medio, predominan elementos de origen Africano. Es el resultado de la mezcla de varias culturas africanas, sumada a la española y a la Indígena. Puede haber personas de tez blanca, ojos azules, pelo mono, pero con unos comportamientos vitales característicos de los afro descendientes. Si se considera además que toda cultura es creativa, resulta algo muy especial y complejo.
Un elemento fundante de la cultura afro caribeña es la FAMILIA. En su ámbito se desenvuelve la vida de la persona.
La familia recoge todo en su seno, se impone como gestora y trasmisora de la cultura y a la vez como su limitante. La sexualidad, la afectividad, la economía, la procreación, las relaciones sociales, la religiosidad, el trabajo, la fiesta, el dinero, el papel de la mujer y del varón, todo tiene como referencia el ámbito familiar.
Por familia se entiende: abuelos, padres, tíos, hermanos y primos. Hasta el compadre y la comadre pertenecen al núcleo familiar.
Familiares son las personas que están más cerca en los momentos en que rápidamente los necesitamos. Un buen vecino es más que familia. A la vez forman parte de ella los hijastros, los aislados (vienen agregados) los visitantes (llegan de un pueblo a otro o de los pueblos a la ciudad). El abuelo conserva aún su importancia, mucho más en el campo que en la ciudad. Se distingue la “Mamá de placer” y “Mamá de crianza”. Entre hermanos siempre se favorecen a los mayores. El primogénito tiene siempre privilegios y a menudo es el “malcriado”.
Si entre los hijos hay una sola mujer, esta adquiere un lugar especial. Cuando hay un solo hombre, se piensa que de tanto pechiche (consentir) se va a volver “marica”.
Veamos algunas características del afro caribeño – costeño:
1. La cultura costeña afro caribeña es “pansexualista” toda realidad y cosa tiene sexo: o es macho o es hembra. Todo está vivo: el agua “pare”, el árbol “pare”, la mata “se alegra” o “está triste”, hasta las tractomulas que cruzan llenas de carros nuevos, se les dice “carro preñao o pario”
La sexualidad es vivida como media para multiplicar la vida. Esto explica porque no es propiamente afro caribeña la practica de la prostitución, pues no está abierta a la vida. El gaminismo no es producto de la familia costeña, pues la vida se acoge siempre.
Después de un ritual de “castigo” en el caso de una madre soltera... o cuando muere alguno dejando hijos pequeños, cualquier familiar acoge al niño que se ha quedado solo y desamparado.
Hay una ostentación del falo como signo de poder. Sólo aparentemente está orientado hacia la mujer, mientras por lo general hay una búsqueda narcisista del placer. Una cosa es el sexo y otra el amor. Toda el habla se vuelve erotizante. La búsqueda sexual es eterna y nunca gratifica totalmente: de ahí la búsqueda constante de nuevas aventuras. Genitalidad y afectividad marchan por rieles diferentes. Las mujeres “quedadas” no se valoran mucho, así como no se cree posible el celibato pues “el sacerdote también es hombre” ( pero si un sacerdote comete una falta en este campo, viene señalado).
La ancianidad comienza cuando un hombre “ya no levanta mujer”, y se conocen casos en que el varón se dejó morir porque ya no lograba excitación genital (“se le murió”)
La dualidad macho – hembra tiene que ver con lo fisiológico, con la apariencia personal y el vestido, con los oficios y capacidades, con la ética, con el grado de participación en la familia, con la relación sexual. Naturalmente predomina el hombre, que es fuerte, gracioso, malo, especialmente con las mujeres de la calle. Tiene posibilidades que a la mujer le son negadas.
¿Puede el hombre amar a una mujer?
Puede bajarse a “gozarla”, a “hacerle la maldad”, pero difícilmente logra una relación de tipo agápica, de comunión profunda. No irá más allá del Eros, y esto hará de él un eterno buscador de aventuras afectivas. La mujer es para el hombre pero el hombre no es para la mujer. El hombre es para el mismo, la mujer es para el hombre. Si se desvirtua el modelo de hombre, la palabra “marica” expresa la máxima ofensa.
La poligamia del Afro Caribeño impele a los adolescentes a dejar embarazada a una muchacha y luego tener muchas mujeres y muchos hijos: así son verdaderos hombres.
Los niños son socialmente maltratados: por eso anhelan ser grandes cuanto antes. Las madres piensan que los mayores deben comer mejor. La mejor presa, la “liga” mas grande. El trato duro que se le da al niño, es para que “aprenda a ser hombre”.
2. Es una cultura que gira en torno a la familia, conviviendo características fuertemente machistas y matriarcales a la vez. Si el varón trasmite la vida, la mujer es la que trasmite la cultura, la cosmovisión. Ella es la real columna portante del hogar, mientras que el hombre de la casa (Papá) puede ser cualquiera.
3. Si la familia no gusta de la relación de noviazgo hará lo imposible para que este termine. Cuando dos novios se “salen” y él “la sacó” entonces él “le debe a ella” puesto que ella “dejo de ser señorita, la virginidad” y él tiene que “paga”. Las familias solucionan el problema con un negocio, tomando la iniciativa la familia de la muchacha pues ella ha sido la perjudicada.
En caso de problemas internos a la familia, entra a funcionar una especie de consejo familiar. Todos tienen derecho a opinar y a participar.
El matrimonio mejor aceptado es el “católico” por ser el más estable, y juega en él una componente religiosa aunque no muy sobresaliente. Es el mejor pago de un joven a la familia de la muchacha. El matrimonio civil no es muy aceptado y si fuera por los jóvenes no se casarían tan fácilmente ( también juega hoy la mentalidad y el temor de no asumir compromisos largos en el tiempo).
El municipio de Marialabaja tiene una extensión de 650 km2; ubicado a 70 Km. al sur (via Medellín) de la ciudad de Cartagena de Indias Capital del departamento de Bolívar, en la costa norte de Colombia.
La población de Marialabaja está calculada en 60.000 habitantes repartidos entre la cabecera municipal, 11 corregimientos y 26 comunidades y caseríos rurales. Esta es una población en su mayoría (98%) negra Afrocolombiana del Caribe, también reconocidos como “costeños”. Tenemos población indígena (1%) dispersos por los corregimientos y población mestiza venidos del interior (1%).
En los últimos 3 o 4 años por motivos de desplazamiento algunas de las comunidades han sido obligadas a instalarse en el casco urbano de Marialabaja. Ej. Manpujan, Playón La pista (venidos de la Bonga Palenque) y otras veredas que han desaparecido.
ECONOMICO
A pesar de las riquezas naturales de nuestro municipio: tierras fértiles en donde se dan productos como Platano, Yuca, Ñame, Arroz, Maíz y palma africana entre otros; frutales como Mango en todas sus variedades, guayaba, banano, papaya, coco, tamarindo, etc. De tener un gran potencial hídrico, pescado y bio-diversidad. Un 80% de la población vive en condiciones de pobreza generalizada.
Los grandes propietarios de las tierras las utilizan sobre todo para la cría de ganado ocupando grandes extensiones con muy poca mano de obra.
Los campesinos poseedores de pequeñas parcelas carecen de suficientes recursos económicos y de capacitación técnica para sacar mayor beneficio de ellas. Los campesinos logran sacar sus productos hacia Cartagena pero no sin dificultades para su comercialización pues los intermediarios pagan a precios irrisorios los productos y estos ganan el doble o triple sin haberlos cultivado. Unido a esto están las distancias y la precariedad de las vías carreteables que en la época de lluvias en esta parte del país dura hasta 6 meses.
Muchos viven del “jornaleo” trabajar por días en las fincas. (cada jornal lo pagan a 7.000 y 10.000 pesos).
La población ribereña de las ciénagas sobrevive de la pesca artesanal, pescan para el consumo diario de la familia y el restante es vendido a precios muy bajos.
El comercio como graneros y almacenes en su mayoría lo manejan los “mestizos” también conocidos como cachacos ( porqué?) por la manera como estos trabajan, cultura del comercio y organización, por otra parte para los habitantes nativos de Marialabaja el concepto de gran familia y generosidad para con todos sus miembros hace imposible hacer rentable cualquier negocio. (Aquí se da el fenómeno que la familia vive del sueldo o salario de un solo miembro o de aquella persona que haya sobresalido económicamente dentro de ella).
El desempleo es un generador grande de pobreza lo mismo que la injusta distribución de los bienes y recursos. La gente (sobre todo las mujeres) ha tenido que salir en busca de oportunidades de trabajo y de bienestar hacia Cartagena, Bogotá y Caracas Venezuela preferiblemente. Desde allí envían lo que pueden a sus familias.
La mentalidad de vivir con lo del día es bastante común (Ej. un poquito de arroz, de aceite, unos pescados... pequeñas cantidades para cada día) comprar un mercado para una semana parece extraño a esta cultura.
La región ha tenido algunos proyectos de desarrollo socio económico o propuestas de cooperativismo sin embargo debido a la corrupción, mala administración y dependencia, acostumbrados a “recibir”, no han tenido mucho éxito.
Existen dos cooperativas de pescadores que se mantienen y está surgiendo la de Palma africana. Los jóvenes por su parte tienen gran inquietud y ganas de capacitarse, crear cooperativas y proyectos alternativos, este pedido está siendo gestionado por algunos organismos como Agritec y el Sena.
“La gran paradoja de nuestra realidad en el campo económico es que estamos sentados sobre una gran riqueza y sin embargo la pobreza se acrecienta cada vez más”.
POLITICO
Tradicionalmente esta zona ha sido dominada por la politiquería partidista (una fuerte influencia del partido liberal. En los comicios electorales este alcanza la mayoría ) y por sus gamonales o caciques que han manejado a su antojo todos los sectores administrativos y los bienes del municipio generando el deterioro del mismo.
La profunda corrupción político administrativa, el robo del erario publico y de las ayudas del estado para los mas necesitados, los puestos de trabajo ofrecidos por influencias politiqueras etc. Todo esto se deja ver hoy en el atraso y la precariedad de los servicios públicos del municipio. La prestación de los servicios públicos: El agua potable, la electricidad y el alcantarillado se puede calificar de catastrófica, esto lógicamente obedece al mal estado y pésima administración de los mismos. Afortunadamente Marialabaja es un municipio con una gran riqueza hídrica y se puede obtener el agua con una bomba manual, (el agua potable se encuentra a un metro bajo tierra)
La participación consciente y organizada de la población en la política administrativa del municipio es muy limitada. Algunas de sus raíces profundas las podemos encontrar en la historia de rechazo, marginación y dependencia. De ahí que pareciera que lo público o el bien común no interesa, no es mi - nuestra responsabilidad - es evidente el escaso interés por el bien de la colectividad. Podemos decir que este ha sido el terreno abonado en donde los politiqueros han sembrado todas las formas de corrupción que hoy tienen en crisis al municipio.
En general, la gente no vota por programas políticos sino por intereses particulares y por impulsos emocionales. Durante el periodo electoral impera el clientelismo, la compra de votos y la presión de los grupos violentos.
Aunque hay personas con conciencia critica, capacidad de liderazgo y sentido de pertenencia a su pueblo, hoy no existe un movimiento organizado del pueblo Afro que logre acomunar los anhelos de la gente. No tenemos esos lideres decididos que lleven adelante esta alternativa pero por otro lado no les resultaría nada fácil: enfrentar la corrupción generalizada de la maquinaria política y enfrentar los grupos violentos debido a la situación del conflicto político actual.
Gran parte del municipio está sometido al accionar de los grupos paramilitares o autodefensas, y la restante es territorio de la guerrilla. Los asesinatos selectivos desplazamientos forzosos, reclutamiento de jóvenes etc. El conflicto se ha agudizado y la gente no puede ni tiene como reaccionar, se vive bajo la zozobra, el temor y el terror. Para un visitante desapercibido que llega a Marialabaja por primera vez el ambiente de fiesta, música y trago le podría dar la impresión de que aquí no pasa nada sin embargo esto no es así, nuestra gente tiene una gran capacidad para exorcizar, anestesiar y olvidar el dolor, la pobreza y el temor.
La presencia del estado con la fuerza pública se reduce a dos cosas, una inspección de policía y los patrullajes de las tropas del ejercito por la carretera principal. Pero los asesinatos y atropellos a la población continúan y se suceden en la total impunidad, creemos que jamás se da una investigación o cosa parecida. Esto hace ver la incapacidad de la fuerza pública para ofrecer seguridad debida a la población.
SOCIAL
El tejido social tiene como base la familia, o mejor la “gran familia”, esta realidad de familia extensa permite la convivencia pacifica y el cuidado de los niños especialmente.
(El fenómeno del gaminismo no existe).
Todos están de alguna manera interrelacionados y el conocimiento de las personas resalta frente al anonimato en que vive la gente en las grandes ciudades.
Los valores de este pueblo y sus tradiciones han dependido de la herencia trasmitida en familia. Hoy aunque se conserva esta tradición familiar nuevos fenómenos sociales y la difícil realidad de pobreza y violencia social - política en que vivimos ha traído consigo el deterioro de los valores familiares.
La Madres cabeza de hogar que luchan prácticamente solas para sacar adelante su familia; La violencia familiar: mujeres y niños son las principales víctimas. El hombre que tiene hijos con varias mujeres y aunque algunos logran apoyar todos sus hijos la mayoría se queda sin el apoyo afectivo y económico de los Padres. La pobreza y marginación la sufren sobre todo las mujeres y los niños.
En el ambiente se percibe pasividad y fatalismo. “estar resignados a su suerte”, las soluciones a los problemas pareciera que tendrían que venir siempre de arriba! El paternalismo y la dependencia son fenómenos muy fuertes. Dado que históricamente no ha habido otro modelo y la educación, las Iglesias, el gobierno al contrario de acabar han fortalecido más este fenómeno. la gente es proclive al paternalismo y aprecia más lo que le regalan que lo que ella misma hace.
Sobre todo en las áreas rurales y a pesar de que muchas familias poseen su televisor o radio hay aislamiento respecto del acontecer socio político interno y en general desinformación respecto de la actualidad local, nacional e internacional.
Bajo nivel de instrucción escolar o analfabetismo. De 21.500 niños y jóvenes en edad de estudiar solo 9.500 tienen acceso a los planteles educativos. En algunas comunidades no hay escuela secundaria para continuar la labor iniciada en la primaria.
El fenómeno de la migración en busca de mejores oportunidades de trabajo o en busca de seguridad ante la violencia ha tenido sus consecuencias. la separación de los hijos de su Madre o Padre dejados al cuidado de las Abuelas o tías. La educación de estos niños se hace más difícil por razones obvias. En época de Semana Santa y Navidad la gente que vive en otras ciudades viene a hacer su visita y el ambiente es de alegría y fiesta constante. Para estas fechas la población de Marialabaja aumenta notoriamente.
La ciudad de Cartagena es el punto de referencia comercial y social, existe buena comunicación terrestre, servicio continuo de Bus Marialabaja Cartagena.
Aunque la población infantil y juvenil constituyen la mayoría de la población los sitios propicios para la recreación y el esparcimiento no existen. Ej. Polideportivos, teatros o parques... Los jóvenes corren el riesgo de caer en el consumo de licor y el embarazo de las muchachas a temprana edad, hay un ambiente permisivo que lo facilita.
La delincuencia común como asaltantes, ladrones, pandillas o fenómenos como la drogadicción... aunque no han sido problemáticas muy fuertes hoy debido a la presencia de las Autodefensas y su plan de limpieza social han desaparecido lo cual no quiere decir que no exista. Un considerable numero de jóvenes han comenzado ha enfilarse con las autodefensas.
Los profesionales de Marialabaja –la gran mayoría- trabajan fuera del municipio y los que se quedan están vinculados a la educación o a la política
RELIGIOSO
Existe una profunda religiosidad a partir de lo cotidiano, religiosidad aceptada sin mucha reflexión y sin una praxis consciente. Es en muchas ocasiones una religiosidad supersticiosa y animista.
La inmensa mayoría de la población ha sido bautizada, se puede considerar genéricamente católica pero la realidad es otra, la religión cristiana (Iglesia Católica) ligada a la historia de la esclavitud no es “de ellos” a este respecto se han hecho muchos estudios y existen diversas posiciones, pero lo que percibimos hoy - luego de que aquí se han hecho grandes esfuerzos por evangelizar desde la realidad y cambiar el modelo de Iglesia - es que aun la mayoría de la gente no siente la Iglesia como propia.
La gente asiste en gran numero a las “misas de difuntos” funerales, novenario, misa de mes y aniversarios. La religiosidad que se manifiesta por los difuntos, también llamada “culto a los muertos” es muy variada, este es también un espacio de encuentro, de compartir y juego – sobre todo entre los hombres- En un análisis se dice que estos momentos en la época de esclavitud eran espacios de resistencia y libertad y que también conservan características de sus antepasados Africanos.
La devoción a los santos y las distintas ad-vocaciones a la Virgen son fuertes. Durante la fiestas patronales en cada pueblo se vive un ambiente de fiesta y fandango. La procesión es el momento importante a nivel religioso pues se debe pasear el patrono o la patrona por todas las calles del pueblo, después de esto en la noche se vela al Santo (a) y se le baila -fandango- música tradicional de banda o papayera.
La manera como se celebra la semana santa refleja por un lado el ánimo de descanso, fiesta y derroche mezclado con lo religioso, procesiones, devociones etc. Por historia sabemos que esta era la semana en que los “patrones celebraban la semana religiosamente católica mientras que para la gente esta era una semana de libertad, tal vez la única en todo el año en donde podían celebrar su libertad”.
Llama la atención la no existencia de vocaciones religiosas o sacerdotales en esta zona, esto confirma el fenómeno del sentido de no pertenencia y lo lejos que estamos de la inculturación del evangelio y de la Iglesia.
En estos últimos años han aumentado el número de iglesias cristianas de distintas denominaciones lo mismo que las sectas. Tenemos los casos en que la gente se mueve entre la Iglesia católica y las demás iglesias o sectas sin mayores problemas. Lógicamente esto crea división y rechazo mutuo. pocos acercamientos se han hecho con estas Iglesias.
En lo religioso hay que tener en cuenta que estas comunidades vienen de una situación de esclavitud, que su cosmovisión ancestral corresponde a otros patrones culturales, que sus practicas en algunos casos son más cercanas como hemos dicho al animismo que al cristianismo en si, religión esta última ligada a los blancos esclavistas de la época.
Por esto tanto para la Iglesia católica como para las otras Iglesias no es fácil hacer un trabajo desde el punto de vista religioso. La inculturación sabemos que la hace el pueblo y no los agentes externos, por eso el camino a recorrer todavía es muy largo. Ha habido una presencia de evangelizadores que con mucho amor y dedicación han dado lo mejor de si y eso ha contribuido a los progresos que se tienen hoy sin embargo se ha creado una mentalidad y una práctica de Iglesia asistencialista.
En los últimos años a través de los grupos de oración con el estilo del movimiento carismático (espontáneo y festivo) se ha visto positivo el “salir” de ese esquema litúrgico monótono y rígido que no hace mucho sentido en esta cultura.
Los progresos a nivel de evangelización se han visto y podemos decir que hay mas identidad del ser Católico. Hay animadores (as) en las comunidades y estos a pesar del poco interés de la comunidad siguen firmes. Muchos han acompañado y siguen acompañando a otras comunidades como evangelizadores y son reconocidos por la gente.
CULTURA
Este es una reflexión hecha por el P. Lauro Negri (religioso Carmelita que ha trabajado entre los afro por mas de 25 años) que nos ofrece claves importantes para entender la cultura donde nos encontramos trabajando.
“Hacia un perfil del hombre afrocaribeño de la costa norte de Colombia”
“Os aliento a defender vuestra identidad, a ser conscientes de vuestros valores y hacerlos fructificar” (mensaje a los Afro americanos Juan Pablo II, 1992)
Partiendo de esta invitación del Santo Padre, intentamos trazar unos rasgos que caracterizan al ser afro caribeño, para iluminar, también desde la antropología, el esfuerzo por comprender nuestro pueblo y encontrar los cauces a través de los cuales podamos facilitar su encuentro con Jesucristo, único Señor y Salvador, y su autoconciencia de ser Iglesia viva.
El hombre de la región norte de Bolívar es el resultado de la mezcla de tres grandes razas: la indígena, la blanca y la africana. Se habla de raza cósmica o de “pueblo triétnico”.
Cada grupo, además, tiene sus características propias, y esta “atomización cultural” vuelve mas complejo hablar y actuar en cada grupo afro descendiente. Si a esto se le añade la diferencia entre campo y ciudad, el cuadro se vuelve más complejo aún, en el momento de pensar una pastoral que responda a estas realidades.
En el lenguaje común, todo lo que se dice de feo, de malo, de negativo, se le califica como “negro”: “aguas negras”, “me la vi negra”, “día negro”. Hasta el diablo se pinta de negro. Y a una persona de tez negra se le llama “moreno”, para no ofenderlo. Durante siglos de esclavitud, la presión ideológica sobre los negros traídos de Africa y esclavizados, viene minando paulatinamente su identidad, hasta negarla. Muchas otras expresiones manifiestan también esta autoconciencia de negación de las raíces afro, por ej. “enrrazar”, “lavar la sangre”, “blanquear”, “pelo malo y pelo bueno”, “alisarse el cabello” Etc.
El color negro entonces, está cargado de negatividad: “soy de color, pero no tanto así como negro”. “el palenquero” es considerado negro. Negro y pobre andan juntos. Existe por lo tanto un “negro blanco”, pues tiene plata “a pesar de ser negro”.
Más allá del debate si el costeño actual tiene identidad o menos, en la cosmovisión que se maneja en este medio, predominan elementos de origen Africano. Es el resultado de la mezcla de varias culturas africanas, sumada a la española y a la Indígena. Puede haber personas de tez blanca, ojos azules, pelo mono, pero con unos comportamientos vitales característicos de los afro descendientes. Si se considera además que toda cultura es creativa, resulta algo muy especial y complejo.
Un elemento fundante de la cultura afro caribeña es la FAMILIA. En su ámbito se desenvuelve la vida de la persona.
La familia recoge todo en su seno, se impone como gestora y trasmisora de la cultura y a la vez como su limitante. La sexualidad, la afectividad, la economía, la procreación, las relaciones sociales, la religiosidad, el trabajo, la fiesta, el dinero, el papel de la mujer y del varón, todo tiene como referencia el ámbito familiar.
Por familia se entiende: abuelos, padres, tíos, hermanos y primos. Hasta el compadre y la comadre pertenecen al núcleo familiar.
Familiares son las personas que están más cerca en los momentos en que rápidamente los necesitamos. Un buen vecino es más que familia. A la vez forman parte de ella los hijastros, los aislados (vienen agregados) los visitantes (llegan de un pueblo a otro o de los pueblos a la ciudad). El abuelo conserva aún su importancia, mucho más en el campo que en la ciudad. Se distingue la “Mamá de placer” y “Mamá de crianza”. Entre hermanos siempre se favorecen a los mayores. El primogénito tiene siempre privilegios y a menudo es el “malcriado”.
Si entre los hijos hay una sola mujer, esta adquiere un lugar especial. Cuando hay un solo hombre, se piensa que de tanto pechiche (consentir) se va a volver “marica”.
Veamos algunas características del afro caribeño – costeño:
1. La cultura costeña afro caribeña es “pansexualista” toda realidad y cosa tiene sexo: o es macho o es hembra. Todo está vivo: el agua “pare”, el árbol “pare”, la mata “se alegra” o “está triste”, hasta las tractomulas que cruzan llenas de carros nuevos, se les dice “carro preñao o pario”
La sexualidad es vivida como media para multiplicar la vida. Esto explica porque no es propiamente afro caribeña la practica de la prostitución, pues no está abierta a la vida. El gaminismo no es producto de la familia costeña, pues la vida se acoge siempre.
Después de un ritual de “castigo” en el caso de una madre soltera... o cuando muere alguno dejando hijos pequeños, cualquier familiar acoge al niño que se ha quedado solo y desamparado.
Hay una ostentación del falo como signo de poder. Sólo aparentemente está orientado hacia la mujer, mientras por lo general hay una búsqueda narcisista del placer. Una cosa es el sexo y otra el amor. Toda el habla se vuelve erotizante. La búsqueda sexual es eterna y nunca gratifica totalmente: de ahí la búsqueda constante de nuevas aventuras. Genitalidad y afectividad marchan por rieles diferentes. Las mujeres “quedadas” no se valoran mucho, así como no se cree posible el celibato pues “el sacerdote también es hombre” ( pero si un sacerdote comete una falta en este campo, viene señalado).
La ancianidad comienza cuando un hombre “ya no levanta mujer”, y se conocen casos en que el varón se dejó morir porque ya no lograba excitación genital (“se le murió”)
La dualidad macho – hembra tiene que ver con lo fisiológico, con la apariencia personal y el vestido, con los oficios y capacidades, con la ética, con el grado de participación en la familia, con la relación sexual. Naturalmente predomina el hombre, que es fuerte, gracioso, malo, especialmente con las mujeres de la calle. Tiene posibilidades que a la mujer le son negadas.
¿Puede el hombre amar a una mujer?
Puede bajarse a “gozarla”, a “hacerle la maldad”, pero difícilmente logra una relación de tipo agápica, de comunión profunda. No irá más allá del Eros, y esto hará de él un eterno buscador de aventuras afectivas. La mujer es para el hombre pero el hombre no es para la mujer. El hombre es para el mismo, la mujer es para el hombre. Si se desvirtua el modelo de hombre, la palabra “marica” expresa la máxima ofensa.
La poligamia del Afro Caribeño impele a los adolescentes a dejar embarazada a una muchacha y luego tener muchas mujeres y muchos hijos: así son verdaderos hombres.
Los niños son socialmente maltratados: por eso anhelan ser grandes cuanto antes. Las madres piensan que los mayores deben comer mejor. La mejor presa, la “liga” mas grande. El trato duro que se le da al niño, es para que “aprenda a ser hombre”.
2. Es una cultura que gira en torno a la familia, conviviendo características fuertemente machistas y matriarcales a la vez. Si el varón trasmite la vida, la mujer es la que trasmite la cultura, la cosmovisión. Ella es la real columna portante del hogar, mientras que el hombre de la casa (Papá) puede ser cualquiera.
3. Si la familia no gusta de la relación de noviazgo hará lo imposible para que este termine. Cuando dos novios se “salen” y él “la sacó” entonces él “le debe a ella” puesto que ella “dejo de ser señorita, la virginidad” y él tiene que “paga”. Las familias solucionan el problema con un negocio, tomando la iniciativa la familia de la muchacha pues ella ha sido la perjudicada.
En caso de problemas internos a la familia, entra a funcionar una especie de consejo familiar. Todos tienen derecho a opinar y a participar.
El matrimonio mejor aceptado es el “católico” por ser el más estable, y juega en él una componente religiosa aunque no muy sobresaliente. Es el mejor pago de un joven a la familia de la muchacha. El matrimonio civil no es muy aceptado y si fuera por los jóvenes no se casarían tan fácilmente ( también juega hoy la mentalidad y el temor de no asumir compromisos largos en el tiempo).
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